Andy Warhol a Belluno

COVER DI DISCHI

Tra il 1949 e il 1987, Andy Warhol disegnò sessanta copertine di dischi musicali, dimostrando ancora una volta il suo interesse non solo per l’arte figurativa, ma anche per la musica, l’editoria e il cinema. Per stare al passo con una società che si muoveva verso il consumo di massa, il design dell’immagine e del packaging divenne sempre più importante nel mercato musicale. Warhol amava collaborare con i musicisti che ammirava e conosceva, e tutte le copertine erano disegnate e create personalmente da Warhol stesso. Se queste copertine saranno esposte insieme, potremo ripercorrere la fase più significativa della carriera artistica di Andy Warhol. Attraverso queste copertine, siamo in grado di vedere la scelta dei colori e delle immagini che hanno reso famoso l’artista.

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Velvet Underground

Questa copertina dell’album The Velvet Underground presenta l’immagine di una bottiglia di Coca-Cola, icona rappresentativa di Andy Warhol.
Per la prima volta, Andy Warhol dipinse su tela bottiglie di vetro di Coca-Cola a grandezza d’uomo negli anni ’60. Non era ancora un artista famoso e quelle erano le prime serie di opere di pop art che realizzò. All’epoca non era ancora un artista famoso e quelle erano le prime serie di opere della sua pop art. Quando decise di passare dalle illustrazioni ai dipinti a olio, si ispirò a oggetti che facevano parte della sua vita quotidiana: prodotti di consumo come la Coca-Cola, che beveva spesso, e la zuppa Campbell’s, che mangiava a casa per pranzo quasi ogni giorno.
Dieci anni dopo aver utilizzato per la prima volta la Coca-Cola come fonte di ispirazione, Warhol parlò apertamente della democrazia della Coca-Cola nel suo libro di riflessioni “The Philosophy of Andy Warhol, from A to B and Back Again”.

 

Era il 1965 quando Warhol e The Velvet Underground si incontrarono al Cafe Bizarre nel Greenwich Village di New York. La band si era appena esibita e fu subito licenziata perché lo spettacolo era considerato dagli organizzatori, troppo oltraggioso e volgare. Warhol, d’altra parte, uno spettatore di quello spettacolo, fu colpito dalla loro performance.
Inizia così la loro collaborazione che durò anni. Per questo, Andy Warhol ha trasformato la Factory in un luogo in cui provare e registrare. Il gruppo accolse Nico, una bellissima cantante tedesca dalla forte personalità, su richiesta di Warhol. In modo crudo The Velvet Underground, attraverso la musica, hanno raccontato a tutto il mondo: droga, alienazione e paranoia.
La Warhol Factory, epicentro creativo della New York degli anni ’60, non è stata solo una culla dell’eccellenza, ma un luogo dove sono nate le leggende. Sebbene la collaborazione tra Lou Reed e Warhol duri solo cinque anni (dal 1965 al 1970, anno in cui Reed lasciò la band), la loro collaborazione fu intensa e creativa e fu in grado di cambiare la storia della musica e delle arti dello spettacolo.
Andy Warhol è stato in grado di combinare la sensibilità musicale dei Velvet con la sua sensibilità visiva, superando il confine tra musica e immagine. Moderno come nessun altro artista contemporaneo, The Velvet Underground, Lou Reed, Nico e Warhol, sono stati insieme in grado di creare uno stile distinto, tutto loro.

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Rolling Stones

L’artwork enfatizza totalmente le immagini e l’ambientazione creata dal titolo Sticky Fingers (dita appiccicose), mostrando in primo piano la vita di un uomo dentro un paio di jeans, senza nascondere troppo le fattezze ma enfatizzandole con l’inserimento di una zip vera, rivelando al suo interno l’immagine di un paio di mutande bianche. All’epoca si gridò allo scandalo perché molti pensavano che il modello scelto da Andy Warhol per la fotografia fosse lo stesso Mick Jagger. In realtà di trattava di un certo Joe Dallessandro, collaboratore dello stesso Warhol.

il motivo per cui la band scelse proprio Warhol per la realizzazione della copertina di questo disco era poichè Il grande artista divenne negli anni una vera e propria ossessione per Mick Jagger che nel 1969 volle a tutti i costi coinvolgerlo. L’idea della zip apribile venne a Warhol una sera durante una festa proprio col leader degli Stones, come raccontato alcuni anni fa dalla stessa band. Sul retro della copertina di Sticky Fingers, invece, fece la sua comparsa per la prima volta uno dei loghi più potenti, iconici e riconoscibili della musica mondiale e dell’arte degli anni ’70 in generale: il celeberrimo Tongue & Lip, le labbra con la lingua, ormai simbolo stesso della band e disegnato dall’artista John Pasche­