Le opere più ammirate, e al tempo anche le più criticate, di Andy Warhol sono i suoi ritratti di celebrità. Questi ritratti, creati a partire dalla Factory, hanno ribaltato l’idea convenzionale secondo cui i ritratti devono catturare l’essenza di un soggetto: per Warhol i ritratti, piuttosto che rivelare il vero sé, servono a creare un’identità pubblica, o una maschera pubblica. I ritratti di Warhol riflettono gli aspetti artificiali dell’identità pubblica, grazie alla quale ognuno ha il potenziale per diventare una superstar.
Oltre a creare ritratti di celebrità come Marilyn Monroe, Mao Ze-Dong, Elvis Presley o Elizabeth Taylor, l’artista ha coinvolto nelle sue opere anche persone comuni: uomini, donne e transgender. Con la padronanza della pop art, un artista del suo livello è stato in grado di rendere indimenticabile qualsiasi volto. Queste immagini, composte da tonalità cromatiche ristrette, aggressive e innaturali, spesso con colori di forte contrasto, erano pensate per dare uno shock visivo agli spettatori. Di conseguenza, erano totalmente innovative rispetto alle immagini tradizionali.
Liza Minnelli è una leggenda vivente del palcoscenico e del grande schermo, figlia di due colossi di Hollywood come Judy Garland e Vincente Minnelli. Vincitrice di innumerevoli premi, tra cui un Oscar per Cabaret (1972) – poi Tony awards, Emmy, Golden Globe e un Grammy Lifetime Legend award. Nel 1977 in occasione del suo 45esimo compleanno Liza Minnelli si fa fotografare e intervistare da Andy Warhol per la rivista Interview diventando così anche un’opera d’arte.
Con i ritratti di Liza Minnelli, Warhol introdusse anche un’innovazione cruciale nel modo in cui dipingeva le labbra delle donne. Le vernici acriliche Liquitex ad asciugatura rapida che aveva utilizzato fin dal 1962, quando furono introdotte per la prima volta, sono opache, ma inserendo una lumeggiatura in bianco titanio tra la silhouette dipinta a mano delle labbra e una serigrafia a mezzatinta cremisi separata stampata su entrambi gli strati, Warhol riuscì ad avvicinarsi alla lucentezza del rossetto lucido di Liza. La tecnica sarebbe diventata un tratto tipico dei suoi ritratti femminili per il resto della sua carriera.
Nel 1962 Warhol cominciò ad utilizzare la serigrafia fotografica. Questa tecnica sarebbe poi diventata uno stile caratteristico di Warhol: era semplice, veloce e potevi apportare diverse modifiche alla foto più volte. È difficile immaginare che la decisione di Warhol di utilizzare il ritratto di Marilyn Monroe per creare una delle sue prime e, senza dubbio, più famose opere di pop art, sia stata puramente casuale. Marilyn Monroe morì nello stesso mese in cui Warhol creò l’opera, il suo bel viso, così come la sua fama, sembravano perfetti per quella stampa. Il ritratto scelto da Warhol era tratto dal film del 1953 “Niagara”. Ha creato numerose opere pop con l’immagine di Marilyn Monroe, tra cui il famoso “Marilyn Diptych”, che oggi è considerato uno dei pezzi più influenti nel mondo dell’arte contemporanea. Invece di abbozzare o dipingere il suo viso, Warhol ha scelto di creare la sua opera con una foto reale di Marilyn Monroe, per garantire che tutti fossero in grado di riconoscerla immediatamente. Marilyn irradiava lo status di celebrità ed è diventata un sex symbol del suo tempo. Rappresentare personaggi famosi nella pop art è diventato uno dei tratti distintivi negli anni ’60 e questo è un ironico riflesso della cultura della celebrità.
Regina Schrecker esordisce da giovanissima come top model, e si stabilisce a Firenze, dove scopre la sua vera, grande passione: creare moda. Eletta “Lady Universe”, decide di fare il grande salto da “oggetto” a “soggetto” e debutta come free-lance fashion designer affermandosi subito a livello internazionale.
Le sue creazioni di moda, lanciata come griffe nel 1980, ottengono in poco tempo grandi consensi e Regina diventa ben presto una delle giovani speranze della moda italiana.
Nel 1983, di passaggio a New York, ritrova l’amico di sempre, il grande Andy Warhol Maestro indiscusso della Pop Art, che le dedica, in ricordo della loro amicizia, una straordinaria coppia di ritratti, assieme ad una fotografia per la copertina della rivista “Interview”. Questi due magnifici ritratti donati a Regina da Andy Warhol diventano anche le “icone” della sua griffe.
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Joseph Beuys è stato un pittore, scultore e performance artist tedesco.
Durante la guerra, trascorre alcuni periodi in Italia, dove maturerà la decisione di dedicare la sua vita all’arte.
Molto noto negli Stati Uniti, Beuys diviene amico ed estimatore di Andy Warhol che può essere considerato, in un certo senso, la sua antitesi ideologica ma anche l’artista che, insieme a lui, compendia le linee fondamentali dell’arte visiva del secondo dopoguerra
A seguito del loro primo incontro in Germania nel 1979, il padre della Pop Art lavorò infatti a una serie di ritratti serigrafici che vedono protagonista il celebre artista tedesco.
Lo “sciamano dell’arte” Joseph Beuys e il padre della Pop Art statunitense Andy Warhol si incontrano per la prima volta in Germania nel 1979, all’inaugurazione di una mostra alla galleria Hans Mayer di Düsseldorf. Più tardi, lo scrittore David Galloway descriverà l’avvenimento con queste parole: “Per chi li ha visti avvicinarsi attraversando il pavimento di granito lucido, il momento aveva tutta l’aura cerimoniale di due papi rivali che si incontrano ad Avignone”. Si trattava non solo del primo colloquio tra due giganti della scena contemporanea, ma del ritrovo dei due massimi rappresentanti dell’arte europea e di quella americana, per la prima volta a confronto. Tra i due nasce un’amicizia, che porta Beuys a posare come soggetto degli iconici ritratti di Warhol
Com’è tipico della produzione di Warhol, i diversi ritratti sono in realtà frutto del rimaneggiamento di una singola fotografia istantanea, scattata nello studio dell’artista e successivamente utilizzata per dare vita a una serie di opere eseguite tra il 1980 e il 1986. La prima produzione fu al centro di una mostra a Napoli presso la galleria di Lucio Amelio il quale, lavorando già a stretto contatto con entrambi, accolse entusiasticamente il progetto. In mostra a Londra non troviamo soltanto i dipinti in diversi formati, ma anche le prove di stampa, i disegni e altri rari lavori su carta, così come i ritratti appartenenti alla Reversal Series, in cui i colori invertiti ricordano i negativi fotografici.
Parlando di Warhol, Beuys dirà: “Lui stesso è una sorta di fantasma, ha una spiritualità. Questa tabula rasa che Andy Warhol fa nei suoi ritratti, questo vuoto e pulizia di qualsiasi caratteristica tradizionale […] è qualcosa che consente l’ingresso di prospettive radicalmente diverse”. Nei suoi celeberrimi ritratti, compresi quelli in cui compare l’artista tedesco, Warhol trasforma infatti il materiale fotografico attraverso un processo di riduzione essenziale, in grado di rendere i volti delle celebrità delle vere e proprie icone immortali.
Nei primi anni ’70 Warhol iniziò ad accettare commissioni regolari per dipingere ritratti di persone ricche e famose. Tuttavia, oltre alle commissioni, Warhol dipinse anche diversi ritratti di persone che ammirava, in particolare di altri artisti. Man Ray, fotografo americano e artista dadaista, era uno dei suoi eroi, tanto che, quando se lo poté permettere, Warhol acquistò numerose sue fotografie, dipinti e i suoi primi libri. Ammirò Man Ray per tutta la vita. Quando lo incontrò di persona nel 1973 a Parigi, Warhol scattò dewlle foto Polaroid che utilizzò come base per una serie di ritratti commissionati dal mercante d’arte torinese, Luciano Anselmino. Questo ritratto di Man Ray è basato su una di queste fotografie Polaroid che gli scattò, con il sigaro in bocca. Come per i ritratti di sua madre e di altre persone a cui si sentiva vicino, questi ritratti di Man Ray sono tra i più pittorici e elaborati che Warhol abbia mai dipinto.
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