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Carla Accardi nasce nel 1924 a Trapani.
Riconosciuta come una delle figure più rappresentative della seconda metà del Novecento, ha contribuito con la sua arte all’affermazione dell’ “Astrattismo” in Italia.
Inizia gli studi artistici all’Accademia di Belle Arti di Palermo e si trasferisce nel 1946 a Roma insieme a Sanfilippo, che sposerà pochi anni dopo. Qui incontra personalità come Attardi, Dorazio, Guerrini, Perilli e Turcato, con i quali firma nel 1947 il manifesto del “Gruppo Forma 1”.
Il gruppo di artisti sostiene un’arte in cui la forma e il segno rappresentano il mezzo e il fine, affermando nel Manifesto: “ci interessa la forma del limone, e non il limone”.
Ogni componente del gruppo manterrà una propria linea in bilico tra il figurativo e l’astrattismo, mentre Carla Accardi si dedicherà quasi esclusivamente a quest’ultimo movimento, focalizzandosi in un personale studio legato al rapporto tra segno, colore ed elementi materici.
Nel 1951 il gruppo si scioglie, lasciando un segno indelebile nell’arte contemporanea italiana del Novecento. Dal 1954 la pittura della Accardi è caratterizzata soprattutto da una riduzione cromatica e segnica in bicromie di bianco e nero, tipica delle esperienze dell’ “Informale”, tanto che Michel Tapiè, critico e promotore di questo movimento, la invita a partecipare alle diverse mostre curate da lui in Italia e all’estero. Nello stesso anno partecipa nella Galleria Spazio alla rassegna romana Individualità d’oggi con Burri, Capogrossi, Fontana, Klein e all’edizione parigina della mostra alla Galérie Rive Droite con Poliakoff, Mathieu, Riopelle, Sam Francis.
Questa ricerca dell’automatismo segnico dura fino agli anni sessanta quando nel 1961 decide di aderire al “Gruppo Continuità”, reintroducendo il colore nelle composizioni, con effetti “optical”, lavorando tra New York e Londra. Nel ’64 partecipa alla Biennale di Venezia e l’anno successivo abbandona le tempere in favore di vernici colorate e fluorescenti applicate su supporti plastici trasparenti, accentuando l’aspetto luminoso con schemi geometrici ripetuti e superando la dimensione del quadro per coinvolgere lo spazio circostante. Negli anni ’80 torna a dipingere su tela, espone ancora alla Biennale di Venezia del 1988 e partecipa alle principali rassegne storiche dell’arte italiana del ventesimo secolo, tra le quali “The Italian Metamorphosis 1943-1968” al museo Solomon R. Guggenheim di New York (1994). Nel 1996 viene nominata membro dell’Accademia di Brera, e l’anno dopo entra a far parte, come consigliere, della Commissione per la Biennale di Venezia.
Morirà a Trapani nel 2014.
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