Campigli Massimo
Massimo Campigli
Max Hilenfeld (poi Massimo Campigli), nasce nel 1895 a Berlino.Si trasferisce con la madre Anna Paolina Hilenfeld, appena diciottenne, a Settignano, vicino a Firenze nel 1899. La famiglia gli nasconde che la donna che lui crede essere sua madre è in realtà la nonna, mentre la vera madre è colei che lui chiama zia Paolina. Scoperta la verità del tutto casualmente a soli quindici anni la psiche del giovane Max sarà marcata per tutta la vita da questo avvenimento, portando l’artista a vedere il mondo femminile con uno sguardo particolare.Durante gli studi classici matura un forte interesse per la letteratura e per l’arte, interessi che lo portano nel 1914, a soli 19 anni, a lavorare al “Corriere della Sera” ed a frequentare l’ambiente”Futurista” milanese conoscendo personalità come Umberto Bocconi e Carlo Carrà. Scrive articoli per “La Letteratura” di Simoni e pubblica su “Lacerba”, con lo pseudonimo di Massimo Campigli, il saggio,Parole in libertà, che lui stesso, definirà, anni dopo, nel manoscritto Scrupoli, essere stato uno “sciocchezza io futurista”.Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, avendo fatto domanda di cittadinanza italiana, si arruola volontario e viene mandato al fronte.Nel 1916 viene fatto prigioniero e rinchiuso in una fortezza vicino a Vienna da dove riesce a fuggire l’anno dopo.Tornato in Italia, dopo un lunghissimo viaggio, viene riassunto dal “Corriere della Sera”ed inviato a Parigi come corrispondente.Nella capitale francese Campigli si appassiona alla pittura con risultati eccellenti. Vive alcuni anni intensissimi facendo il pittore di giorno ed il giornalista di notte in contatto con gli ambienti dell’Ecole de Paris e riuscendo a vendere alcuni dei suoi quadri ad uno dei più noti mercanti d’arte di quell’epoca: Leon Rosemberg. Nel 1921 espone per la prima volta le sue opere al Salon d’Automne. Nel 1927 Massimo Campigli lascia l’incarico al Corriere della Sera per dedicarsi interamente alla pittura, forma il gruppo “I sette di Parigi” detto anche “Italiens de Paris”,De Chirico, Tozzi, Severini, De Pisis, Paresce e Savinio, sodalizio che durerà fino al 1932.Nel 1928 in occasione di un viaggio a Roma, Massimo Campigli, visita il Museo di Villa Giulia e rimane affascinato dall’Arte Etrusca. Impressionato dagli affreschi antichi il pittore modifica il suo modo di dipingere, avvicinando la sua tecnica pittorica all’affresco, utilizzando pochi colori ed a geometrizzare oggetti e figure, là dove quella femminile è sempre al centro dell’attenzione contornata dai soggetti più vari quali bambini, fabbriche, bagnanti.A partire da 1929 il pittore partecipa alla Biennale di Venezia, alla Seconda mostra del Novecento italiano.Negli anni ’30 Massimo Campigli continua a produrre ed a esporre senza sosta nelle maggiori città del mondo.Nel 1936 a Milano sposa, in seconde nozze, la scultrice Giuditta Scalini e, ormai conosciuto ed apprezzato dipinge una serie di ritratti per dei collezionisti americani.L’attenzione del Pittore per l’affresco lo portano ad accettare l’incarico di affrescare una parete all’Esposizione Universale, al Palazzo di Giustizia di Milano.Per più di cinque mesi, aiutato dalla moglie, lavora ad un affresco di trecento metri quadrati nell’atrio del Liviano all’Università di Padova. Campigli scriverà nel 1940 : ” Il mio affresco rappresenta una idealizzazione del sottosuolo d’Italia,materiato di cose antiche, opere d’arte, monumenti e anche di combattenti accatastati. Gli archeologi scavano trovano oggetti e libri…”Nel 1943, per sottrarre la famiglia ai bombardamenti Campigli si trasferisce a Venezia, dove nasce il figlio Nicola.Nel 1949 ormai è un pittore di fama internazionale, fa della Galerie de France a Parigi,la base espositiva dei suoi lavori, espone nella grande Rassegna di Arte Italiana del XX Secolo, organizzata da Barr e Soby al MOMA di New York.Nel 1950 è nuovamente presente alla Biennale di Venezia, mentre espone a Parigi, Londra,Manchester e Boston. Partecipa poi alle Biennali di Venezia negli anni 1952, 1954, 1958 econ una sala personale nel 1962, mentre nel 1967 al Palazzo Reale di Milano si realizzerà una mostra personale di grande successo. Morirà a Saint Tropez nel 1971.